Gli accordi di Oslo del 1995 rappresentarono il più serio, credibile e concreto tentativo di giungere ad una pace duratura tra israeliani e palestinesi; purtroppo, appena firmati, furono boicottati da entrambe le parti ed ora sono persino dimenticati. Mentre la questione principale, per un accordo tra le parti, entrava in una situazione di stallo è esplosa la guerra a Gaza, con l’orrendo massacro perpetrato da Hamas, la violenta reazione di Israele, le indicibili sofferenze per gli abitanti di Gaza. Quando sembrava persa ogni speranza, è giunta la pace promossa o imposta da Trump; vale la pena osservare, che gli accordi testé firmati sono un qualcosa di assai minore portata rispetto agli accordi di Oslo, perché riguardano solo Gaza, non l’intero territorio della Palestina; quindi anche se i piani di Trump avessero successo (e le difficoltà non mancheranno), il problema della convivenza tra ebrei e palestinesi resterebbe irrisolto, rendendo quanto meno improbabile una pace duratura.
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La questione ebraica - Parte VII
Dopo la Guerra dei sei giorni e la morte di Nasser, i due eventi fondamentali di cui dobbiamo occuparci sono la guerra del Kippur e la nascita dell’OLP. Il Kippur rappresentò la rivincita egiziana dopo l’onta del precedente conflitto, anche se solo l’intervento degli Stati Uniti evitò un altro disastro; questo intervento, voluto da Kissinger, fruttò agli Stati Uniti la riconoscenza egiziana e, in ultima analisi, il trattato di pace tra Egitto ed Israele. Contemporaneamente nasce l’OLP, che, sotto la guida di Yasser Arafat, diviene il rappresentante ufficiale di tutti i palestinesi.
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La questione ebraica - Parte VI
Fin dalla sua fondazione, Israele aveva dovuto affrontare una serie di attacchi e di conflitti veri e propri solo per garantire la propria sopravvivenza; la Guerra dei Sei Giorni sarà lo scontro decisivo, che influirà in forma sostanziale sul futuro di Israele e di tutta la regione. Allo scontro armato, che inizialmente nessuno voleva, si arriverà quasi insensibilmente per una serie di malintesi e veri e propri errori di calcolo, partendo da informazioni allarmistiche, rivelatesi poi false, del Cremlino circa un imminente attacco israeliano alla Siria (14 maggio 1967). Le modifiche territoriali conseguenza di questa guerra sono ancora presenti nella geografia politica della regione ed ostacolano in misura determinante ogni possibilità di accordo.
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La questione ebraica - Parte V
I primi anni d’Israele dopo gli accordi di Rodi non furono affatto facili da un punto di vista economico, Israele riuscì a sopravvivere grazie agli aiuti delle organizzazioni ebraiche internazionali ed all’accordo con la Repubblica Federale Tedesca in merito alle riparazioni per la Shoah; subito dopo iniziò la crescita del paese, che partendo dall’agricoltura, passò all’industria fino alle imprese high tech che hanno modificato sostanzialmente i lineamenti dell’economia israeliana. Nei primi anni dopo gli accordi di Rodi, Israele dovette anche fare i conti con una situazione politica dei vicini arabi, profondamente modificata da una serie di rivoluzioni o colpi di stato che portarono al potere negli stati vicini una nuova classe politica, antiimperialista, antioccidentale e visceralmente antiebraica. Il principale esponente di questa nuova classe politica fu il leader egiziano, Gamal Abdel Nasser, con il quale Israele si trovò a misurarsi per la prima volta nella guerra del Canale.
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La questione ebraica - Parte IV
La Shoah e la nascita di Israele sono due fatti strettamente correlati, non solo per l’afflusso in Israele di un gran numero dei sopravvissuti ai campi di concentramento, ma anche perché la rivelazione all’opinione pubblica mondiale degli orrori di quei campi ci fece sentire, nel mondo occidentale, quasi corresponsabili di quella sciagura; bisognava in qualche modo compensare quanto subito dagli ebrei ed il compenso, in prima istanza, fu l’assenso delle cancellerie occidentali alla creazione di Israele.
"Non siamo noi a creare la storia, ma è la storia a creare noi" (Martin Luther King ). Perché proporre una rilettura della storia? Perché la storia è il più bel romanzo che sia mai stato scritto; se rivista, partecipata nel modo giusto, ci può coinvolgere ed appassionare, può persino insegnarci qualcosa.Va riletta però in un modo diverso, più aderente allo spirito che la anima; troveremo allora situazioni, personaggi, episodi vicini, in forma inattesa, alla nostra realtà. Faremo domande ed avremo risposte o ci nasceranno nuovi dubbi, troveremo forse qualche scintilla di verità.