Le dichiarazioni del pentito Giancarlo Lotti aprono il processo ai cosiddetti “compagni di merende”. Accanto a lui, sul banco degli imputati, c’è Mario Vanni, il postino di San Casciano. Secondo quanto confessato da Lotti, i due avrebbero aiutato Pietro Pacciani a commettere gli ultimi quattro delitti del Mostro: lui con il ruolo di palo e Vanni con quello di esecutore delle mutilazioni.
L’intero processo ruota attorno alla credibilità di Giancarlo Lotti: dice davvero la verità o è soltanto un mitomane? Intanto, dalle acque del Lago Trasimeno affiora un corpo.
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Ep. 5: L'orrore e la pietà
Poco più di un anno dopo, la sentenza di primo grado contro Pacciani viene ribaltata dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze. Il quadro indiziario contro il contadino di Mercatale perde consistenza grazie a una nuova valutazione dei giudici. Perfino la Procura Generale arriverà a chiedere l’assoluzione di Pacciani. Era un mostro, certo, ma nulla ormai poteva provare che fosse davvero il Mostro.
La Cassazione annulla però la sentenza di assoluzione e dispone un nuovo giudizio d’appello, che tuttavia non si celebrerà mai.
Intanto, un testimone dichiara agli inquirenti di aver partecipato ai delitti del Mostro.
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Ep. 4: Pietro Pacciani
Grazie a uno dei primi utilizzi di sistemi informatizzati, la Squadra Anti Mostro individua il profilo di un contadino tuttofare: Pietro Pacciani diventa il nuovo principale sospettato e viene arrestato. Nel suo orto viene ritrovata una cartuccia dello stesso modello di quelle esplose dal Mostro, mentre un antico delitto del 1951 — in cui Pacciani aveva già aggredito una coppia appartata — fornisce agli inquirenti il “caso zero” dei delitti del maniaco delle coppiette. Il processo a Pietro Pacciani si trasforma in uno dei primi veri processi mediatici della nostra storia: sul banco dei testimoni sfilano figure che tratteggiano l’immagine mostruosa dell’imputato. Alla fine, dopo la discussione delle parti, la Corte d’Assise pronuncia la sua sentenza.
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Ep. 3: Il sardo
Le indagini sulla “pista sarda” portano gli inquirenti ad approfondire tutte le persone che gravitano intorno a Stefano Mele, fino a concentrare l’attenzione su Salvatore Vinci. Le sue abitudini e i dubbi sulla morte della prima moglie sembrano confermare di essere sulla pista giusta. Ma un nuovo delitto del Mostro smentisce bruscamente quell’ipotesi. Quando poi Salvatore Vinci viene arrestato, i delitti finiscono, anche se ormai la Procura si è già orientata verso un nuovo sospettato.
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Ep. 2: Un campanello nella notte
Il ricordo di un carabiniere riporta gli inquirenti a un vecchio omicidio, avvenuto quattordici anni prima, sempre ai danni di una coppia appartata.
La pistola utilizzata era la stessa impiegata nei delitti successivi. Per quell’omicidio era stato condannato il marito della donna uccisa, che però non poteva essere l’autore degli altri crimini.
Le indagini si spostano così su chi gravitava intorno alla coppia, nella convinzione che un complice si fosse tenuto l’arma e fosse diventato il Mostro. Nasce così la cosiddetta “pista sarda”.
Intanto, il Mostro — chiunque fosse — continua a colpire.
Tra il 1968 e il 1985 otto coppie appartate in auto furono uccise dal serial killer passato alla storia come “il Mostro di Firenze”
In oltre cinquant'anni di indagini si sono alternate innumerevoli piste: dalla cosiddetta pista sarda a quella che portò a Pietro Pacciani e ai “compagni di merende”, fino alle ipotesi di una setta occulta mandante dei delitti o di un ex legionario coinvolto. In questo podcast ripercorreremo ogni direzione investigativa attraverso un viaggio tra atti, carte, processi e sentenze, dentro quello che è diventato il più lungo e controverso caso di cronaca nera e giudiziaria del nostro paese.
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